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 XV - CASTELSU' E CASTELGIU'

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MessaggioTitolo: XV - CASTELSU' E CASTELGIU'   XV - CASTELSU' E CASTELGIU' Icon_minitimeDom Set 28, 2008 3:55 pm

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OTTAVO ROUND - XV RACCONTO

CASTELSU' E CASTELGIU'


C'era una volta, in una terra non molto lontana, un paio di castelli.
Uno, Castelsù, era in alto sulla valle e proteggeva la pianura dalle incursioni dei popoli del nord. L’altro, Castelgiù, era in riva al mare e proteggeva dai pirati un grande porto.
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MessaggioTitolo: Re: XV - CASTELSU' E CASTELGIU'   XV - CASTELSU' E CASTELGIU' Icon_minitimeDom Set 28, 2008 3:55 pm


C'era una volta, in una terra non molto lontana, un paio di castelli.
Uno, Castelsù, era in alto sulla valle e proteggeva la pianura dalle incursioni dei popoli del nord. L’altro, Castelgiù, era in riva al mare e proteggeva dai pirati un grande porto.
I due Re dei castelli erano grandi amici, ma mentre la regina di Castelgiù era dolce e buona, quella di Castelsù era di indole cattiva e invidiosa.
Un giorno i due re decisero di dare un banchetto all’aperto, a metà strada fra i loro castelli.
- Naturalmente sarà Lecoq, il mio cuoco, a prepararlo - disse la regina di Castelsù - Era al servizio dell’imperatore Carlo, ed è così bravo che l’imperatore era sempre a tavola, tanto che lo chiamavano Magno.
- Ma nemmeno per sogno - rispose la regina di Castelgiù, che era dolce e buona ma non bisognava stuzzicarla, - Sarà la mia cuoca Pirilla a cucinare. Era alla corte di Re Trivulzio Terzo il Goloso e lo deliziava con manicaretti unici al mondo!-
Mica c’era il telefono allora, così la discussione procedeva lentamente, per missive. La mattina una regina scriveva: “Mia cara, tu capisci di cucina quanto il mio gatto di merletti”. La lettera veniva sigillata e consegnata a un cavaliere il quale, lungo la strada, doveva far fuori un paio di draghi, poi si rifocillava alla locanda e sul far della sera, mezzo brillo, arrivava all’altro castello. La destinataria avvampava di rabbia e la mattina dopo scriveva: “Carina, la tua cucina farebbe schifo al mio Drago della Palude Puzzolente”, e la trafila cominciava da capo in senso inverso.
Alla fine i due Re ne ebbero abbastanza. Così emisero un editto, letto dagli araldi al popolo tutto:

“Udite Udite!
Le loro Maestà non più Serenissime a causa della lite tra le regine,
visto che il banchetto deve farsi prima che cada la neve,
visto che i loro cavalieri sono arcistufi di fare da postini,
visto che di questo passo tutti i draghi dei due reami si estinguerebbero in un mese,
decretano:
Che si svolga una singolar tenzone di cucina tra LeCoq di Castelsù, e Pirilla di Castelgiù.
La tenzone si terrà domani, con un solo piatto che sarà servito alle corti riunite, presente il popolo che, come sempre, starà a guardare le corti che mangiano.
Firmato, sottoscritto eccetera eccetera…”.


Immaginate l’attività che ferveva nelle due cucine.
A Castelsù, Lecoq ingozzava oche, tagliava verdure, mescolava salse, insomma approntava un piatto degno di un imperatore. Ma a Castelgiù non si dormiva e Pirilla lavorava sodo.
La Regina di Castelsù in cuor suo non era per nulla certa della vittoria di Lecoq, così inviò nottetempo due loschi figuri che penetrarono nelle cucine di Castelgiù. Essi rubarono tutte le provviste, compresi maiali e pollame, poi tornarono a Castelsù per riferire che l'indomani di certo nulla sarebbe uscito dalle cucine di Castelgiù.
Quando la mattina presto Pirilla entrò in cucina e vide cos’era successo, per poco non cadde svenuta, ma poi, spinta dalla rabbia e dall’orgoglio, si rimboccò le maniche e si mise a cercare se qualcosa si fosse salvato.
Cerca che ti ricerca, alla fine trovò un sacco di umile farina di ceci, usata come mangime per gli animali, ed un orcio d’olio d’oliva. Acqua poi ce n'era in abbondanza. A Pirilla venne un’idea…
Le trombe annunciarono l’arrivo dei re e delle loro corti mentre il popolo applaudiva entusiasta e faceva un tifo indiavolato che nemmeno alla partita dei Grifoni Rossoblu contro i principi Azzurri.
Lecoq annunciò il suo capolavoro, un enorme vassoio traboccante di salsine profumate e guarnito con verdure, frutti e persino fiori.
“Vostre maestà, voila le Canard a la foie gras a la crème a l’orange avec cassis et beaucoup d'autre cavolèes”. Un “Oooh” di meraviglia si levò da tutta la corte che gustò e lodò la creazione del maestro.
Poi si presentò Pirilla, seguita da dieci servitori che trasportavano una grande teglia rotonda, sulla quale si poteva scorgere, fumante e dorata, una specie di focaccia sottile e disadorna
“Vostre maestà, voila la Farinata avec un belin de rien!”. Un “Uuuh” di delusione fu il commento dei commensali, che di malavoglia si apprestarono all’assaggio.
Ed ecco il miracolo: su quei volti sdegnati si dipinse prima un'espressione di sorpresa, poi di golosità ed infine di entusiasmo. La teglia fu completamente ripulita ed alla fine si levò una vera ovazione che rese inutile ogni discussione su chi fosse il vincitore.
E la regina di Castelsù? Se ne stava scornata, in un imbronciato silenzio, mentre finiva la sua terza porzione di farinata e ne chiedeva invano una quarta: finita, spazzata via.
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