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 E QUESTA E' LA MIA FIABA

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MessaggioTitolo: E QUESTA E' LA MIA FIABA   E QUESTA E' LA MIA FIABA Icon_minitimeGio Set 25, 2008 5:35 pm

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C'era una volta...
- Un castello!
- Macché castello, state buoni, mettetevi a sedere e lasciatemi parlare, siete i soliti casinisti indisciplinati, un po' di educazione, perdirindidina! Dicevo che c'era una volta…
- Una principessa ed il suo principe!
- None! Mi volete lasciare raccontare o volete farlo voi? Sono o non sono la Penna del Giorno di oggi e di domani? Me lo ha detto l'Admin che mi lascia on-line per due giorni, lo so che siete invidiosi per lo spazio doppio che mi ha concesso, ma adesso tacete, avete insistito, mi avete domandato una storia ed eccomi qua, ho scritto, oggi è la mia storia, non la vostra. Quindi, zitti, muti ed ascoltate.
Era inverno, un inverno strano, ragazzi, di quelli che non si capiva bene se il freddo sarebbe mai arrivato. L'orologio segnava più o meno la metà della mattina di quel giovedì tredici dicembre. La notte, che sarebbe arrivata da lì a poche ore, era la famosa notte di Santa Lucia, la notte che l'inverno si sarebbe portato via. Da un angolo di una strada sterrata, resa spettrale dalle luci fredde tutt'intorno, spuntò arrancando faticosamente una donna. Era magrissima e con riccioli biondi che le carezzavano il collo, vestita di nero. Mentre avanzava a fatica, si guardava intorno desolata: tutto era piatto, monocolore. Lei cercava, da tempo, un maniero ove terminare il suo vagabondare e fissare, finalmente, la sua dimora. Giunta che fu in una piana dove non si vedeva anima viva nel raggio di chilometri, mandò un pipistrello viaggiatore alla sua amica, la fidata strega Ginevralapazza, che abitava nel regno di Samarcanda, al di là del mare e dell'oceano.
- Un pipistrello? Non avevano il cellulare, un computer col quale scrivere una mail?
- Bambini, è una favola: avete mai letto di fiabe che parlano di PC e di posta elettronica? Era un pipistrello, ho detto, ed era pure speciale, perché aveva il super turbo diesel catalizzato nelle ali. Tant'è che nel giro di poco tempo, arrivò fino a Samarcanda e tornò con la risposta di Ginevralapazza. La donna bionda fece saltare, con estrema eleganza, la ceralacca che chiudeva il plico e lesse, tutta felice, le poche parole che la delicata grafia di Ginevra aveva vergato: "Ci sto, procedi pura, sorella strega". Perché dovete sapere, bambini, non ve l'ho ancora detto, che la donna che cercava la sua casa era una potente strega, una delle pochissime specializzate in una magia molto ma molto ma molto speciale.
- Ohhhhh
- Zitti, non è la canzone di Povia questa, è una fiaba, capito? Una F I A B A! Ascoltate che succede adesso. La nostra strega, che aveva preso la laurea nel regno avorio di Scrivicomio, con un master speciale all’università del Borgo, dopo un tirocinio breve come apprendista nell’ufficio di Versi&Prosa, tirò fuori dai suoi jeans…
- Jeans?!?! Ma scusa, PDG, hai detto che non c'erano i computer, non c'erano le mail e ci sono i jeans? Dai, non sei mica credibile…
- Ma siete stronzetti eh? Dove la mettiamo la licenza prosapoetica? E poi, come vi ho già detto, è la mia fiaba e voi non potete assolutamente interferire. Quando un famoso editore mi chiederà di inviargliela perché la vuole pubblicare in centotrentacinquemila copie, allora domanderò la vostra collaborazione e la editerete, per ora non potete far altro che continuare ad ascoltarmi. E mi avete pure fatto perdere il filo! Dov'ero arrivata? Ah, sì, i jeans… Dalla tasca posteriore, e con una certa fatica perché lei li portava stretti e fascianti come una seconda pelle, estrasse la sua bacchetta magica e bidibibodibibù, disegnò un cerchio nell'aria e in un battibaleno costruì la sua casa. Dovete vedere, bambini miei, com'era povera e spoglia di tutto, metteva quasi tristezza. Ma la strega Nocturna, sì, il suo nome era quello, non si perse d'animo e rispedì il pipistrello con il super turbo diesel catalizzato nelle ali di nuovo nel regno di Samarcanda, era sicura che Ginevralapazza avrebbe accettato subito di trasferirsi, magari temporaneamente, nella casa della sorella Nocturna.

Ginevra fece una magia su se stessa, divenne piccina piccina e si accoccolò tra le pulci del pipistrello per fare il lungo viaggio, sino al regno delle Penne. Sì, perché nel frattempo la strega Nocturna aveva già battezzato la sua casa con l'altisonante nome de In punta di Penna!
- Ma dici davvero? Proprio il nome di questo spazio, dove siamo noi in questo momento?
- Eh sì, ragazzi, proprio questo!
- Ma che altro fecero le due streghe?
- Ora ve lo dico ma tutto nacque da una magia quindi, bambini, tenetevela per voi e non confidatela a nessuno, nemmeno sotto tortura, perché se qualcuno la impara, dopo vuole provarci e potrebbe essere molto ma molto pericoloso, se non si conoscono bene gli ingredienti da usare.
Le due streghe mossero in sincronia le loro bacchette magiche, il pipistrello si duplicò in mille pipistrelli che partirono immediatamente verso i regni più vicini, a seminare plichi ben sigillati con la ceralacca che trattenevano saldamente tra le zampette durante il loro volo. Nel giro di poco tempo, approdarono alla casa tantissime persone che scelsero le stanze che più gradivano. Nocturna e Ginevra giravano soddisfatte per i corridoi, felici di vedere popolate le stanze della prosa, quelle della poesia, per non parlare poi del gran salone della musica, ove, per entrare, si doveva persino spingere! Solamente nel corridoio a luci rossi ci si avventuravano in pochi, e quando lo facevano il rossore dei volti si confondeva con quello acceso delle pareti.
- E poi che successe?
- Successe che dopo il primo momento di euforia, man mano che i giorni scivolavano nella clessidra, alcuni abitanti divennero mogi mogi e spesso latitavano le stanze. La strega Liesma arrivò in aiuto delle sue sorelle con una grande valigia.
- Una valiche?
- Una valigia, non sapete che è una valigia? La valigia della strega Liesma era stracolma di penne che erano state riempite con inchiostro magico di fata, ognuna con un colore diverso. Diede istruzioni alle sue sorelle e ripartì per il regno del Qatar, dove l'aspettava un bellissimo principe dai capelli e dalla barba rossa che la voleva impalmare regina, sapete, la strega Liesma era sempre di corsa e parlarle era spesso un’impresa impossibile!
Nocturna e Ginevra lessero attentamente il foglietto delle istruzioni che aveva lasciato Liesma per ogni eventualità, si era sempre fidata poco della memoria delle sue sorelle, ed aveva copiato, coi disegnini, il libretto che sembrava quello delle istruzioni dei lego. Per prima cosa Nocturna e Ginevra scorsero il libro degli ospiti e, per ognuno di loro, scelsero dalla valigia la penna che a loro apparteneva di diritto.
Poi, uno alla volta, li chiamarono e, con solenne cerimoniale, consegnarono le penne magiche, stando attente a non confonderle, perché se fosse capitata a Massimo Guisso la penna di Materdea sarebbe successo un patatrac. Così come se a Rubinia fosse capitata quella di Alkimias, a Nuccina quella di Miaghi, a Sorcio quella di Penna Libera o quella di Neferlabella, a Luciano Sanna quella di Flussodiparole o di Gocciadisplendore, a La Mar quella di Gibbì e per non parlare, poi, di quella di Almitra: non si poteva pensare il macello che avrebbe combinato tra le mani di Mariovaldo!
Nocturna e Ginevra lavorarono alacremente una notte intera, senza interruzione alcuna e all'alba, finalmente, tutto era pronto: avevano dato istruzioni precise a tutti i proprietari delle penne, chiedendo loro di scrivere una fiaba; dapprima tutti, ma proprio tutti quanti avevano declinato l'invito: dicevano, i poverini, che non avevano nulla da raccontare, perché le favole sono per bambini e loro erano invece grandi, non ce l'avrebbero mai fatta, nemmeno a sforzarsi!
Penne di poca fede…
Mentre protestavano in coro, ecco che le penne che stringevano in mano si mossero da sole, come calamite furono attirate dai fogli bianchi che stavano davanti a loro ed iniziavano a incidere parole e ancora parole, tante parole che uscivano veloci, sempre più in fretta e parevano non fermarsi mai, e ancora e ancora e ancora, per cento minuti non si fermarono nemmeno per andare a fare una pausa pipì, invidiando i più anziani che si erano premuniti di pannoloni e cateteri.
Fu solamente il fischio magico sincronizzato di Ginevra e Nocturna, alle quali ormai iniziavano a girare gli occhi, che riuscì a fare smettere il vorticare; i proprietari erano sfiniti, le braccia rattrappite da crampi dolorosissimi e gli occhi vitrei e stanchissimi dal seguire le parole che loro stessi avevano, magicamente, scritto.
Le due streghe, che per magia si erano trasformate bellissime fate, passarono a ritirare i fogli: le storie che ci furono scritte le avete lette, per sedici giorni e sedici notti ci hanno fatto compagnia.
A me, la più sfigata, il numero diciassette ha sorteggiato, l’Admin malefico, ma è un numero magico, sapete? E’ un numero primo, il diciassette!
Vi è piaciuta la favola, bambini?
- Sì, raccontane un'altra, per favore, ci è piaciuta tanto! Dai, per piacere, ancora una…
- No, bambini miei, la mia giornata è finita, e dicono anche, dalla regia, che per questa tornata non c’è più nessuno dopo di me. La prossima volta toccherà ad altre PDG e ad altre pagine: quelle ancora da scrivere. Sono rimaste alcune penne, là nella valigia, che non hanno ancora trovato il loro proprietario, ma che presto arriverà e con la magia speciale che hanno solo le streghe, ancora parola sarà...



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